Nuovo appuntamento con i progetti espositivi promossi dalla The Boga Foundation. Presso la sede di Balerna (Ch) è stata presentata la mostra “L’universo femminile, tra arte antica e contemporanea” di Pitart, ovvero Pietro Antorini.
In mostra sono esposte una serie di ritratti (Karen) dell’artista svizzero che dialogano con le opere moderne ed antiche esposte nella location di Balerna.
Pitart, ovvero Pietro Antorini, nasce a Lugano nel 1961. Personalità eclettica si trova da subito a fare i conti con la piccola realtà della comunità ticinese, così a soli 20 anni si trasferisce a San Francisco, California e comincia ad avvicinarsi al mondo dell’arte.
Intraprende studi artistici in forma autonoma negli Stati Uniti dove si consapevolizza della necessità dello studio e della conoscenza dell’inglese per il suo futuro professionale.
A 21 anni torna in Svizzera e poco dopo si trasferisce a Venezia, in Italia, intraprendendo studi di Filosofia nel tentativo di comprendere la realtà circostante e tentando di domare e reprimere la sua passione per l’arte.
A 24 anni trova impiego nel dipartimento cultura della RSI, la televisione nazionale elvetica, come giornalista; ciò gli da la possibilità di confrontarsi costantemente con artisti e visionari che tornano ad alimentare il suo desiderio di dipingere e creare.
Inizia così a scoprire quella che poi si conferma essere la sua innata vocazione: il ritratto femminile. Tra ispirazione dalle foto dei magazine di moda che ritraggono modelle fotografate dai più grandi fotografi mondiali. Ne carpisce i lineamenti e riduce al minimo i tratti nei sui dipinti.
Fino alla scelta recente, quella di ritrarre modelle “reali” con le quali entrare in contatto attraverso i social network. Ciò gli permette un approccio diverso alla realizzazione dell’opera, definibile come una versione “virtuale” del lavoro svolto in studio. La modella infatti, presente virtualmente, collabora attraverso suggerimenti e giudizi, alla realizzazione del proprio ritratto. La ricerca svolta sui volti e lo studio a distanza della personalità del soggetto necessita di una profonda e lunga meditazione, momenti in cui la Musa trascende la realtà fisica e diventa un archetipo della Bellezza.
Fino ai giorni recenti in cui l’artista inizia la scomposizione dei ritratti, vera svolta nel suo percorso, che lo porta alla realizzazione di molteplici versioni dello stesso soggetto (versioni optical, window of soul e purity).
Dal 2018 le sue opere acquisiscono sempre maggiore notorietà e l’artista può vantare le prime richieste di collaborazione.
La Global Control Group Holding SA commissiona un numero rilevante di opere per arredare gli interni dei suoi prestigiosi uffici di Lugano. Questo si trasforma in una vera collaborazione volta a far diventare Pietro Antorini, nel frattempo divenuto Pit Art, un artista apprezzato a livello mondiale.
Le opere sono richieste in Francia, Inghilterra e iniziano le prime esportazioni in Asia.
Alla fine del 2018 la prestigiosa Fondazione Boga richiede 3 opere a Pit Art per le sedi di Varese, Balerna e Ginevra.